Trump ritorna alla Casa Bianca con maggiore esperienza, dopo la pessima amministrazione Biden (2021-2025), con un'agenda politica orientata al rilancio economico, alla sicurezza nazionale e alla ricerca di pace nei principali conflitti globali. Uno degli aspetti che ha suscitato maggiore attenzione durante la campagna elettorale di Trump è stata la sua posizione sulla guerra in Ucraina. Contrariamente alle strategie tradizionali di escalation militare, portate avanti fino ad ora dalla Nato e dall’Unione Europea, Trump ha ribadito la sua volontà di perseguire la diplomazia come strumento primario per porre fine al conflitto. Ha dichiarato apertamente: «Questa guerra deve finire, e finirà sotto la mia guida», sottolineando l'importanza di coinvolgere tutte le parti in un dialogo, prescindendo tuttavia dalle organizzazioni sovranazionali (Ue, Nazioni Unite etc.). Con una prospettiva più orientata alla realpolitik, Trump intende, da un lato, promuovere negoziati diretti tra Russia e Ucraina, incoraggiando un compromesso che salvaguardi l'integrità territoriale ucraina rimasta e riduca le tensioni con Mosca attraverso il probabile impegno di Kiev a non entrare nella Nato e nell’UE nonostante la revisione costituzionale del 2019, dall’altro, prendere atto delle annessioni avvenute a favore della Federazione Russa. Questa strategia, anche se criticata da alcuni, offre una via d'uscita a un conflitto che ha già avuto un impatto devastante sull'Europa e sull'economia globale.
Sul piano interno, invece, Trump punta a rafforzare l'economia americana con politiche fiscali aggressive e incentivi alla produzione domestica. La riduzione delle imposte per le imprese e le famiglie, insieme a un massiccio programma di infrastrutture, mira non solo a stimolare la crescita economica, ma anche a creare posti di lavoro e a restituire prosperità alla classe media americana. La promessa di Trump di perseguire un'economia più indipendente dal punto di vista energetico, improntata anche all’abbandono delle folli scelte collegate al «green», ha già dato i suoi frutti durante il suo primo mandato e ora si intensifica con una spinta maggiore verso l'autosufficienza energetica. Questo approccio non solo riduce la dipendenza dagli attori globali, ma permette agli Stati Uniti di consolidare la propria posizione come leader energetico mondiale.
Trump si impegna, infine, a rafforzare ulteriormente le frontiere americane e a proteggere gli interessi nazionali, con una politica migratoria che combina rigore e ordine. Ed è in questa direzione che vanno letti i primi accompagnamenti alla frontiera (che non sono affatto «deportazioni») di coloro i quali sono entrati illegalmente negli Stati Uniti.
Nonostante le critiche, il ritorno di Trump rappresenta una svolta per milioni di americani che credono in un governo più attento alle priorità nazionali, capace di rafforzare la posizione degli Stati Uniti nel mondo e ancorato al principio di realtà contro le derive dell’ideologia woke. La sua capacità di negoziare, spesso sottovalutata, potrebbe rivelarsi un fattore determinante per affrontare le crisi globali, dalla guerra in Ucraina al Medio Oriente, passando per la competizione economica con la Cina. Il secondo mandato di Donald Trump costituisce, dunque, un'opportunità per ripensare il ruolo dell'America nel mondo: non come forza dominante, ma come catalizzatore di stabilità e prosperità.
(Vignetta di Romolo Buldrini L'Aquila)
(*) Professore strutturato in Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico Comparato presso la SSML/Istituto di grado universitarion«san Domenico» di Roma. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico.
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